Il Cucinar Ramingo è una composizione che sceglie come proprio campo d’indagine il mestiere d’arte culinaria, sovrapposto all’azione teatrale, al fare con le mani. Progetto e realizzo insieme ad artigiani, oggetti originali e su misura, per poter lavorare in scena anche gastronomicamente. Un modo di fare pratico, che mescola e distende lentamente in esso il panorama immaginifico|storico evocato dal testo. Sovrapposizioni di più partiture da curare nello stesso tempo. Il lavoro converte. azioni pratiche di cucina e della ristorazione in generale, in partiture fisiche e sonore connesse ai testi, nella relazioni dei piani i rimandi visivi diventano come dei primi piani cinematografici che arricchiscono e sottolineano punti della narrazione. Viaggio, racconto, ricetta, progetto, gesto, artigianato: una linea che tende al cerchio. Il teatro cucina vagante sorge a poco a poco dal seme della fantasticheria, attraversa spazio e tempo, portando con se i segni della civiltà a cui appartiene. Il gioco teatrale si innesta dentro la partitura di lavoro di cucina, che accoglie e appronta il pasto, sostiene la manipolazione, l’alterazione della carne e degli altri ingredienti verso un prodotto cotto e assimilabile. L’azione fonde in unica sfera sensoriale percezioni di sensi distinti. Sfrigolii, cotture, leggende, sibili dei fuochi, tagli, assumono il ruolo di colonna sonora che accompagna le stagioni del cuoco. Strumenti per giocare divengono la musicalità della trasformazione gastronomica e del linguaggio, eseguita in tono Ramingo. La figura in scena sarà lieta di condividere il cucinato con una piccola parte di curiosi che vorrà assaggiare. Nell’accoglienza vi è sempre un’ apertura verso lo sconosciuto: chi accoglie nella propria casa o in un gruppo o in se stesso, rende partecipe l’altro di qualcosa di proprio. Chi accoglie si offre, tende verso l’altro diventando un tutt’uno con l’altro. Lo spettacolo Cucinar Ramingo è composto da racconti brevi che narrano le storie e leggende dei gruppi che popolano il mondo. Il cibo come musica condivisa del cammino: – con la parola ramingo, anticamente, si indicava un uccello, uscito dal nido, che saltella di ramo in ramo, non essendo ancora capace di volare. Per estensione: che vaga, senza una meta precisa e senza fermarsi a lungo in nessun luogo. Andar ramingo in terra straniera, fino in capo al mondo, proprio come quando Odisseo…
Nell’antica Grecia si crea una profonda relazione tra cibo e musica. I primi strumenti musicali presero forma sugli altari, nacquero dai “resti” di sacrifici. La pelle dell’animale servì a costruire tamburi, le corna mutarono in strumenti a fiato con cui stabilire un ponte sonoro con il regno dei morti. Il banchetto allo stesso tempo divenne uno spazio rituale di unione tra terra e cielo. La carne per gli uomini, le ossa arse miste ad aromi destinate alle divinità del cielo. Il fuoco è il tramite, ospite d’onore. Mentre il Cantore accompagnato da una lira o per mezzo della sola voce, destava l’in-canto, un’altra figura si occupava dell’uccisione, del ripartire, arrostire e approntare la tavola:
Mageiros: macellaio – cuoco – sacrificatore.
I frammenti di scena che compongono il Cucinar Ramingo, sono nati in relazione alle differenti pratiche svolte e agli incontri avuti durante la formazione personale e successive rêveries, rielaborazioni, ricicli, progetti e scrittura. La rêverie o fantasticheria tradotta nella nostra lingua, si differenzia dal sogno, come ricorda il filosofo Gaston Bachelard: – Il sogno cammina linearmente, dimenticando la sua strada mentre la percorre. La fantasticheria lavora invece a stella, ogni fantasticheria ritorna, una volta concluso il suo tragitto, di nuovo al suo centro, per gettare nuovi raggi.
Il lavoro in cucina
Ho fatto il cuoco di professione. Sono stato responsabile della cucina del ristorante Koscher vegetarian food Ruth’s di Firenze fino al 4 di marzo 2012. Mi sono occupato di studi che a poco a poco sono divenuti ricerca e confronto, distillando la mia nuova figura professionale di: Narra-Attore-Cucinante.
Ogni giorno per sette anni salivo sette scalini per entrare nel luogo in cui ho lavorato. Ottavo e ultimo gradino per accedere alla cucina. Una volta dentro la prima azione era quella di accendere la musica. Subito dopo, i quattro fuochi. Come lingue di colore blu a punte rosse danzavano emettendo sibili e singulti; mi pareva di sentire il loro canto amico. Ho lavorato in un piccolissimo locale in cui le tradizioni culinarie di posti diversi del mondo si fondono con le norme della religione ebraica. Un ebreo deve osservare seicentotredici precetti, diversi inerenti all’alimentazione. Queste regole, assieme alla popolazione ebraica, sono andate in giro nel mondo per millenni, facendo i conti con gli alimenti reperibili in ogni luogo in cui si stabilivano, adattandosi e ampliando sovente la tradizione culinaria del luogo stesso. Ricette appartenenti ad un mondo antico.
Dal sacrificio rituale, la cucina si è evoluta, le tecniche di trasformazione degli alimenti sono cambiate insieme ai nuovi bisogni dell’umanità. Le regole ebraiche sono rimaste invariate e in continua reinterpretazione nei secoli.